Il gioco ci offre la possibilità di esplorare i mondi possibili.
Questa frase l’ho sentita parecchio tempo fa, da un frate salesiano che gestiva l’oratorio in cui ero animatore. Essa si collega alla prima e più incredibile capacità umana espressa dal giocare: l’immaginazione.
Quando giochiamo entriamo in una dimensione di pensiero astratto, fantasia, creatività e assenza di significato che ci collega sia al mondo reale che al mondo immaginario. Quando stiamo nel gioco noi stiamo vivendo un mondo alternativo, creato dalla nostra mente. In questo mondo noi siamo attori e creatori e possiamo scegliere fra possibilità incredibili.
Ecco perché aggiungere o riportare il gioco nella nostra quotidianità ci consente di ampliare la nostra possibilità di scelta. Il gioco dell’immaginazione apre percezioni e ci porta in uno stato di leggerezza permettendoci di esplorare meglio il mondo.
L’immaginazione, uno dei nove petali della Scienza del Sé, è forse la più potente abilità umana. Ci permette di creare realtà simulate da esplorare senza perdere la connessione con il mondo reale.
Secondo Brian Sutton Smith, studioso del gioco, “le prime prove del gioco di immaginazione si hanno verso i due anni di età, sotto forma di storie non-sense, frammentate. Man mano che cresce la narrazione si fa più coerente e il bambino si muove in modo naturale tra finzione e realtà. Determinare cosa sia finzione o realtà è più importante per l’adulto che tende a definire e spiegare tutto”.
Questo gioco dell’immaginazione cresce con il passare degli anni permettendoci di nutrire la nostra anima. Nelle teste di noi adulti creiamo continuamente storie, solo che spesso non ci concediamo di mostrare questa parte per paura o senso del dovere.
Ma per giocare e immaginare ci vuole fantasia? La fantasia è soggettiva? Per un militare ha lo stesso valore che per un pittore? Secondo Munari – artista e designer –, fantasia, invenzione, creatività e immaginazione hanno valenze diverse.
La fantasia è libera ed è tutto ciò che è nuovo, anche se irrealizzabile.
L’invenzione è tutto ciò che prima non c’era, ed è un esercizio esclusivamente pratico.
La creatività unisce fantasia e invenzione, integrando in maniera globale l’immagine libera della fantasia e la funzione pratica dell’invenzione con aspetti umani, sociali e psicologici.
L’immaginazione “vede e rende visibile” ciò che la fantasia, l’invenzione e la creatività pensano.
Possiamo allenare la nostra immaginazione? Certamente sì. Un esempio semplice è cercare delle facce umane in posti insoliti come le nuvole, la luna,le pareti. Questa tendenza ha un nome: pareidolia, ovvero la capacità di ricondurre a forme note oggetti con forma casuale.
Ma perché proprio la faccia umana e non un tapiro o un bicchiere? Perché il viso umano è la prima cosa che vede un neonato quando viene al mondo, è la prima immagine memorizzata.
Proprio questa tendenza a vedere cose che non ci sono rappresenta il nostro bambino che vuole uscire allo scoperto, la forza del gioco che spinge per uscire dall’involucro dei “non si fa, non è utile” di cui ci hanno infarcito fin da piccoli.
“Quindi i bambini hanno una grande fantasia!”. Questa affermazione non è del tutto vera. Secondo Munari la fantasia nasce da relazioni che il pensiero fa con cose che conosce. I bambini, semplicemente, non sono ancora condizionati o bloccati e hanno una straordinaria capacità di fare collegamenti con ciò che conoscono e proiettare tutto quello che sanno su tutto quello che non conoscono a fondo. “Il bambino mangia, piange, dorme e parla con la mamma. Per lui che non conosce il mondo, una palla grande sarà la mamma e quella piccola la figlia, la palla avrà freddo o caldo come lui.”
Questo è straordinario per due motivi:
– Se vogliamo che un bambino diventi una persona creativa, dotata di una fantasia sviluppata e non soffocata, dobbiamo da un lato fare in modo che memorizzi dati e dall’altro coinvolgerlo nel creare più relazioni possibili con questi dati, per permettergli di risolvere i propri problemi ogni volta che si presentano;
– Ci conferma che possiamo allenare la fantasia anche da adulti, cercando di spolverare strati di regole e condizionamenti.
Pare che il più elementare atto di fantasia sia quello di rovesciare una situazione, pensare al contrario, all’opposto.
Ecco allora che propongo un gioco interessante, divertente e profondo che va ad allenare tutte le componenti descritte: fantasia, invenzione, creatività e immaginazione: il gioco del Mondo alla Rovescia
Questo gioco unisce il brainstorming (tecnica creativa di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un problema, molto utili per la creazione di un mondo) di Osborn con la suggestione del mondo alla rovescia di Munari.
Il mondo alla rovescia è un’antica stampa popolare del 1800 che ritrae un cavallo che cavalca un uomo, un paesaggio sopra le nuvole, una pecora che fa da guardia ad un gregge di uomini.
Il gioco consiste di mettere al centro del foglio il titolo (Il mondo alla rovescia) e da lì far partire una serie di linee che collegano le idee che ci vengono pensando a quella frase.
Il funzionamento del gioco è semplice, il suo segreto la velocità. Non censurate nessuna idea, tutto è lecito, non c’è giudizio. Lasciatevi andare, spingetevi in territori inesplorati, scrivete il più possibile. Fatevi ispirare da film, libri, idee di persone a voi vicine. Se vi bloccate fate una pausa e riprendete. Datevi un tempo di sette minuti.
Buon gioco!